CORONAVIRUS

Il punto di vista di Paolo, milanese, 45 anni: paure, dubbi, incertezze, ma anche speranza in un futuro "possibile" e migliore.

A fronte delle notizie e dei provvedimenti poco incoraggianti che arrivano dai media e dalle autorità, pubblichiamo in questo articolo il punto di vista di Paolo, 45 anni, milanese, riportandone le paure, i dubbi, le incertezze, ma anche le speranze e la fiducia in un futuro “possibile” e nell’intelligenza delle persone pensanti.

ORE DI PREOCCUPAZIONE

Stiamo vivendo in queste ore uno dei momenti più bui ed incerti della nostra esistenza. Abbiamo negli occhi quanto appena accaduto in Cina, nei due mesi appena trascorsi, eppure sembra che ancora nessuno voglia capire ed accettare il fatto di trovarsi nel pieno di una emergenza mondiale.

NIENTE PANICO

In questo momento sembrano maggiori gli sforzi per “tranquillizzare le masse” piuttosto che quelli per “metterle in sicurezza”. Si sente dire in continuazione che dobbiamo mantenere la calma, che non c’è alcun pericolo, che non è il caso di farsi prendere dal panico o dalle psicosi, che si esclude la presenza di contagiati nella nostra città, Milano, una metropoli… ci sarebbe da ridere su questa affermazione, facciamo un bel respiro…

Come è ovvio aspettarsi, stanno saltando fuori nuovi casi ogni 10 minuti, basta seguire i notiziari: il coronavirus rimane nascosto anche un mese, non da alcun segno e si propaga fino a quando qualcuno non peggiora, allora scattano i controlli, se ne scopre l’esistenza e di conseguenza si scopre che altri casi sono dappertutto.

UN MALINTESO

E’ sbagliato spargere il panico ed abbandonarsi all’impeto, alla paura o la rabbia: la speranza è che per il bene di tutti si ricorra al buonsenso collettivo, senza paura, senza rancore, senza odio per gialli, bianchi, neri, per chi porta una mascherina o chi fa uno starnuto.

La speranza sta nella possibilità tangibile ed immediata che abbiamo di frenare al massimo un’epidemia in corso che ha già attraversato il pianeta e in un attimo ha contagiato migliaia di persone, ovunque. Se pensavamo che il coronavirus fosse un capitolo che potesse aprirsi e chiudersi in Cina deve esserci stato un malinteso: quello era solo il primo capitolo, ora iniziano tutti gli altri.

COSA POSSIAMO FARE IN CONCRETO?

Il nostro buonsenso dovrebbe spingerci alla QUARANTENA, senza girarci intorno: possiamo restare nelle nostre case, per qualche settimana, evitando il più possibile contatti con chiunque, evitando luoghi affollati, locali, discoteche, stadi, concerti, ma anche centri commerciali, negozi, mezzi pubblici… tutto! La mia preghiera è che al più presto si metta in quarantena la città di Milano, per il bene di tutti, senza aspettare che il problema sia davanti ai nostri occhi, perchè quando il problema lo vedi, allora è già troppo tardi.

POLITICA E CATASTROFISTI, NO GRAZIE

Non mi occupo di politica e non sopporto quando entra in questioni come questa, alla stessa stregua del razzismo, perchè ciò che stiamo affrontando è un problema che non guarda ne il tuo schieramento politico, ne il colore della tua pelle. Chi in questi giorni mette di mezzo politici e politica, fa solo della inutile speculazione, o in alternativa, aria fritta. Alla stessa stregua sono i catastrofisti, quelli che non vedevano l’ora di usare termini come “pandemia”, “laboratori segreti”, “armi di stato”, “complotti”, ed altre puttanate che in ogni caso, qualora fossero pure ufficializzate, non ci salverebbero la vita.

DI CHI E’ LA COLPA?

Non si sa, ma che differenza fa? Finchè ci soffermiamo su queste ridicole chiacchiere da bar significa che stiamo guardando nella direzione sbagliata, o abbiamo gli occhi del tutto bendati. L’incazzatura è più che lecita, ma parlar male dei cinesi in un mondo globalizzato, beh è ridicolo, semplicemente perchè questa è la globalizzazione! Fare colazione a Malpensa e pranzare a New York, cenare a Parigi e svegliarsi a Bangkok, non è fantasia, certo non più del pranzare dal cinese e cenare dal giapponese, magari dopo un massaggio thailandese e lo shopping low cost che ci piace tanto. Di chi è la colpa allora?

DIVAGAZIONI

Ciò che dovremmo chiederci è se davvero abbiamo bisogno di un mondo globalizzato, oppure se lo abbiamo globalizzato a sufficienza: in un mondo costantemente interconnesso è comprensibile che uno starnuto in Cina faccia ammalare in Italia, ma dovrebbe essere altrettanto comprensibile la possibilità di prendere provvedimenti efficaci ed immediati in tutto il pianeta, senza aspettare che le conseguenze vengano a bussare alla nostra porta, almeno in casi anomali come quello in cui ci troviamo.

Ma anche qui, ci sarebbe da perdere ore a divagare nel discutere di mille elementi che oggi sono del tutto superflui. Non sappiamo metterci daccordo su argomenti molto più semplici, figuriamoci la globalizzazione… è qualcosa che va davvero oltre la comprensione, forse per questo ogni tanto riserva delle sorprese, come il coronavirus.

IL PROBLEMA E’ ORA E ADESSO

Chissenefrega del resto, va risolto nell’immediato e torno a ripetere che basterebbe veramente poco per ridurre drasticamente l’epidemia: chiudersi in casa propria ed uscire solo per fare la spesa, problema risolto, o quasi. Chiamiamola quarantena, chiamiamola vacanza, chiamiamola pausa di riflessione, chiamiamola come ci pare ma facciamolo, senza pregiudizi, senza pensieri, senza chiederci se è giusto o sbagliato: facciamolo e basta. E’ una buona occasione per ridurre lo stress, per fare l’amore, per dare l’acqua alle piante, leggere dei libri, guardare dei film o ascoltare musica. Possiamo lavorare da casa con i computer, tenerci aggiornati con internet, fare mille e mille altre cose, se non semplicemente dormire ed aspettare di svegliarci da questo brutto sogno.

L’IGNORANZA E’ IL PEGGIOR VIRUS

La cosa che in questo momento fa più paura e danni del virus è l’ignoranza, il fatalismo di tante persone che non si rendono conto, che parlano di malattie che fanno più vittime del coronavirus, sminuendolo perchè ci sono più morti fuori dalle discoteche, per l’inquinamento, per le guerre o per… sticazzi? Questo modo di ragionare non ci porta da nessuna parte. Affermare che un determinato problema non sia grave, in quanto ce ne sono di più gravi è assolutamente il peggior approccio possibile: non ci si pone il problema, ma lo si aggira senza trovare soluzioni per risolverlo. Chi ragiona in questo modo si espone più di tutti gli altri alle conseguenze, qualora ce ne fossero. Il mio augurio è che la fortuna a cui si affidano li assista davvero.

LA SOLUZIONE STA NELLA DOMANDA

La domanda è: avete mai assistito alla chiusura di aziende, città, aeroporti e stati interi come sta accadendo in questi giorni in tutto il mondo? la risposta è NO, cosa significa? cosa ne dedurrebbe un bambino di 4 anni? Significa che l’umanità è di fronte ad una emergenza, a qualcosa di nuovo ed inatteso, qualcosa che supererà certamente, ma a quale prezzo? Il prezzo è calcolato in vite umane: dipende da noi e dalle precauzioni che il nostro buonsenso ci guiderà a prendere, dalle misure di sicurezza che attueremo.

PREVENZIONE

Si sente parlare di prevenzione, pare che basti lavarsi le mani e non starnutire o tossire in faccia alla gente, che le mascherine non servono a chi non è contagiato. Ok, è ovvio che alcune misure di normale igiene siano fondamentali, ma nella vita di tutti i giorni, non ora: ora certamente sono utili e possono aiutare a prevenire, ma è scontato che non siano la soluzione! Teniamo acceso il cervello, non aspettiamo che le istituzioni ci dicano cosa dobbiamo fare, facciamolo subito per il bene nostro e del prossimo: chiudersi in casa non è poi una tortura e situazioni anomale talvolta riservano un lato positivo che inizialmente non viene ovviamente calcolato: potrebbe essere l’occasione per scoprirlo.

PIU’ RIBELLI E MENO LECCACULO

Ho letto questa frase di recente e devo dire che mi è piaciuta subito, mi ha fatto riflettere e sorridere perchè è la verità: servono più ribelli sì, ma non di quelli che fanno danni in giro e si drogano, questo non è essere ribelli, forse lo è stato una volta, ma non lo è più da un pezzo, fidatevi: oggi i veri ribelli sono quelli che la vita la affrontano giorno per giorno lavorando, faticando, facendo del proprio meglio per migliorarsi, ribelli sono quelli che usano la propria indole ed intelligenza per prendere decisioni e “fare azione” nel bene proprio e della collettività. E’ giunto il momento di essere ribelli.

Ufficio Stampa – Comune di Branderio

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